mercoledì 4 luglio 2012

VIALE GENO, un'area da pedonalizzare e RIpensare...


Viale Geno va restituita ai comaschi ed ai turisti, a chi vuole riappropriarsi della città, dello spendido paesaggio che si può godere passeggiando verso Villa Geno.
Prima abbiamo assistito ad anni di abbandono, ora si devono fare i conti con una crisi mondiale che limita gli interventi di riqualificazione da parte delle amministrazioni.

Però ci resta la possibilità di iniziare una riflessione sul domani (e per domani), iniziando da qualche schizzo di un'idea che fa parte di un più amplio progetto... Un idea che vorrebbe partire dalla riqualificazione della passeggiata, che da Villa Olmo arriva a Villa Geno, soffermandosi sulla zona di fronte allo stadio, sui giardini a lago, passando per il futuro lungolago; arrivando a S.Agostino e proseguendo fino al belvedere oltre la Como Nuoto.

VIALE GENO E L'INDIVIDUAZIONE DELLE AREE INTERESSATE
DA "UN PENSIERO" DI MAGGIOR RIQUALIFICAZIONE

LA NECESSITA' DI RIDARE SPAZIO AGLI ALBERI DEL VIALE
E DI INTERVENITE SULLA PAVIMENTAZIONE 

L'idea è quella di rendere totalmente pedonabile l'intera Viale Geno e Piazza Funicolare (Piazzale De Gasperi), creando spazi fruibili a piedi dai cittadini, dai bambini, dai turisti che vogliono godere della bellezza di quest'area.
Questo vuoto urbano è uno spazio totalmente differente da quella piazza mediovale che nasceva accanto a una cattedrale o per "appoggiare" il commercio. Più vicina ad una piazza civica, non più come luogo del potere politico ed amministrativo della città come accadeva nel Medioevo, ma come "un luogo per tutti", organizzato con aree verdi ed alberate, aree per la sosta, aree per il passaggio...
In questo caso il disegno nasce da una semplice analisi delle linee naturali che partono dagli edifici che circondano tale area: ed ecco il generarsi di una maglia di quadrati, di un modulo che si ripete dando ordine e identità a questo spazio.

 
"Le piazze contemporanee sono facebook, twitter, ebay o youtube, luoghi di interazione e di passione - individuale e collettiva - capaci perfino di travolgere i regimi politici. La nostra cultura ha perso lo spazio pubblico e quindi le piazze, relegando i vuoti urbani a una sola funzione utile: spostarsi. Lo spazio pubblico nel Novecento è deperito, ritirandosi a poco a poco dentro grandi contenitori privati di uso semipubblico, dove celebriamo i nostri riti, come tanti singoli, uno accanto all' altro, senza mai condividere, senza mai dialogare o associarci; in quei centri commerciali, nelle palestre, nelle discoteche o nei musei, viviamo una curiosa solitudine di massa, consolandoci nel consumo dei nostri desideri".

Oggi dobbiamo però disegnare un volto a questi nuovi vuoti urbani:
"I vuoti ospitano le relazioni fra le cose, le relazioni fra le persone, mettono in relazione gli edifici e le persone con il loro vissuto: il luogo è un concetto molto più ricco dello spazio o dei volumi, condensa qualità aristoteliche, intreccia esperienze e interpretazioni... Da qui può nascere una riscossa. Anche perché altri segni ci sono: la riscoperta dei valori della città, della densità e dello spazio urbano, il rinascere di un desiderio di socialità e partecipazione, liberi dalla logica del puro dominio del denaro, una nuova domanda (telematica) di maggior interazione fra le persone. E poi la struttura dell'esperienza e la percezione della gente che vanno cambiando, forse più superficiali e simultanee, ma più estese e connesse, più variabili e vive. Viene a mente uno scenario simile a quello descritto da Goethe quando arriva a Verona e descrive la multiforme varietà dell'esperienza e degli spettacoli umani che si svolgono nelle piazze e nei luoghi pubblici, che da essi prendono forma.
Questo è soprattutto la piazza: un intreccio di vita che dà forma a un luogo, che cambia nel tempo e che vi lascia impressi i valori condivisi della comunità che l'ha creata. Se guardo agli edifici che ho costruito, vedo tanti portici che ne fasciano i fianchi e che proiettano le funzioni degli edifici verso l'esterno dello spazio pubblico: non sono ancora un' espressione compiuta, ma mi piace pensare che siano portici in attesa di piazze. Che verranno". FABRIZIO ROSSI PRODI




Ed ecco il ridisegno della strada: una "fascia di strada" riservata alla passeggiata, una seconda progettata per ammirare il lago, per la sosta, per la lettura di un libro... La "fascia" più interna per il passaggio con la bicicletta e per i residenti che devono raggiungere le loro abitazioni.


La nuova passeggiata, con sedute che ricordano la forma di un'onda.


In prossimità di Villa Geno e della Como Nuoto l'intera area è assediata dalle macchine.
Un luogo "gioiello" per Como ridotto a parcheggio, con una pavimentazione rotta e sconnessa.


L'area dinnanzi alla Villa deve essere valorizzata attraverso un'attenzione delle caratteristiche del luogo.
Qui ho prolungato le direttrici della scalinata fino alla Villa, creando una sorta di passaggio privilegiato. La differenziazione dei materiali e dei colori della pavimentazione creano un disegno semplice, arricchendo e dando una diversa connotazione alle differenti aree, suddivise in modo concentrico.
Linee convergenti segnano la posizione delle luci a pavimento e si interrompono in corrispondenza della fascia stradale riservata alla pista ciclabile ed al passaggio dei residenti. 



Ed ecco uno dei luoghi più panoramici della nostra città.
Una fascia di verde ed alberi protegge le sedute disposte perimetralmente e verso il lago.
Alle spalle di questo piazzale, all'ombra degli esistenti alberi, una nuova area per il gioco dei bambini. Materiali naturali e materiali recuperati, diventano strumenti per un gioco che si avvicina di più al rispetto del l'ambiente, stimolando ad usare l'immaginazione.















domenica 26 febbraio 2012

LA PROVINCIA 16 FEBBRAIO 2012

I Comaschi avrebbero diritto ad un risarcimento.

I comaschi meritano un riscarcimeto (ai sensi dell’art. 2051 c.c), sì un grosso risarcimento per lo stato in cui questa amministrazione ed il suo sindaco ha ridotto una città come Como, un piccolo gioiello divenuto un infinito cantiere a cielo aperto. Le paratie ne sono l'esempio più esclatante: mai vista a Como un'opera pubblica con tanto spreco di denaro, tante scelte opinabili e senza responsabili.
Anche la costruzione di un'autosilos per un ospedale che si era già deciso di "pensionare", per costruirne uno nuovo e più efficiente; un nuovo ospedale costruito su una palude, con già tanti problemi di manutenzione, che senza la collaborazione del vecchio S.Anna, non riuscirebbe a supportare i bisogni dei cittadini; la scarsa manutenzione del verde delle poche vie alberate e dei parchi cittadini rendono eclatante lo stato di abbandono della città; un PGT che prevede la costruzione di molteplici nuove palazzine e la distruzione di vecchie e storiche ville a scapito dei un bene comune che è il nostro territorio (a chi serviranno tutti questi appartamenti ed uffici, dato che la maggior parte delle nuove palazzine già realizzate sono invendute?), l'eliminazione dei pochi parcheggi bianchi rimasti a Como per incamerare più denaro possibile (ma non esisteva una legge e delle percentuali da rispettare a riguardo? Corte di cassazione civile sentenza 116/07 del 09/01/2007); per non parlare del degrado delle strade, del centro storico e del parco a lago, di viale Geno..
Impoverire, ecco la parola che userei per definire l'azione di questa amministrazione che ha impoverito Como, l'ha abbruttita, ha tolto a tutti noi un pezzo di un patrimonio comune.
Vorrei che questa parola possa essere sostituita da Qualità, Capacità e Trasparenza.
Se un normale operaio avesse sbagliato così tante volte, sarebbe stato indubbiamente licenziato, invece loro si premiano...Ma poi non si trovano i soldi per spargere sale sulle strade in caso di neve e gelo.
Quindi mi auguro che i comaschi, alle prossime amministrative, si possano ricordare il passato di tutti gli uomini politici che si propongono, di valutarne le capacità e la professionalità, di non restare affascinati da slogan e belle parole. Certo, questo non sarà una garanzia, ma sarebbe un buon inizio.
Penso che un buon amministratore debba saper parlare coi cittadini per capirne i bisogni, senza ergersi su un piedistallo con atteggiamento distaccato, perchè sa che il confronto, ad ogni livello, è una ricchezza.
Mi auguro che si possa guardare alla persona, alla sua integrità morale, alle competenze e capacità, poichè un buon amministratore deve essere in grado di difendere e valorizzare il territorio che amministra, assumersi la responsabilità delle proprie scelte, e tutto ciò, con assoluta trasparenza in tutte le spese pubbliche rilevanti, perchè lavora per la città e per chi la abita.

Arianna Sinigaglia